Home

«Per dirlo con le parole di una grande femminista anticapitalista, già in tempi prematuri mi sono allontanato sia dal sacro sia dalla laicità – comunemente intesi – per avvicinarmi all’humus e al compost»

NCPP.  Non chiedetemi perché penso. Non chiedetemi perché pensiamo.

Chiedetelo a voi stessi. Soprattutto quando dai vostri pensieri seguono azioni corrispondenti. O viceversa, dalla praxis sui fronti territoriali nascono analisi e teorie.

Leggi che cos’è NCPP entrando nelle NOTE INTRODUTTIVE, dove l’autore cerca di declinare alla collettività la questione singola che tutti ci facciamo di fronte alla complessità del mondo e della vita civile, complessità che spesso necessita di un prontuario concettuale per sciogliere il timore che blocca l’azione.

Leggi le NOTE DELL’AUTORE per conoscere il percorso di studio, di disciplina e di passione che ha portato l’autore stesso ad avventurarsi nei campi ambiziosi e pericolosi – densi di rischio cognitivo e di esposizione personale – del pensiero e delle azioni conseguenti.

Leggi le NOTE DAI FRONTI TERRITORIALI per avere una percezione concreta da dove arriva NCPP e in quali fronti di azione è stato utilizzato.

Di più: l’arroganza della filosofia – di certa filosofia e scienza asservite al prepotere – e l’autorità del pensiero, possono convivere, o meglio, diventare una antidoto dell’altra? Quali NODI TEORICI bisogna sciogliere per sconfiggere l’arroganza che tiene salda la forza dei prepotenti?

Noi – l’autore e la moltitudine/pluralità di amiche/i che hanno reso possibile questo esperimento di pensiero – siamo per la post-potenza, la potenza a posteriori, fondata sulla conoscenza dei fatti e sulla fatica che l’azione – ogni azione – richiede. Specie per dare corrispondenza al pensiero, quando esso è organico, analitico e non rifiuta gli slanci dell’intuizione. Molto studio, molta ricerca, molto pensiero, molta esperienza fondano l’azione.

Ed è proprio questa libertà di pensiero e di azione corrispondente a cui si riferisce il titolo – NCPP – di questo progetto, nella forma estesa che spesso viene data come risposta ad amiche/amici collaboratori dell’autore proprio di fronte a certe idee: «Non chiedetemi perché penso. Perché sono pericoloso non solo agli altri, ma pure a me stesso». Di fronte alle bellezza e al rischio di molte idee di progetto, culturali e non solo, divenute azioni corali, collettive, dense di articolazioni e di difficoltà oggettive, il pericolo c’era, c’è e ci sarà sempre. Per ogni persona che pensa, senza subordinazioni.

Segui questo link per vedere una sintesi dei fatti più importanti. E anche i più “pericolosi”!