Il contratto, un segno terzo, è la morte della relazione di fiducia tra le parti.
Alla morte della fiducia tra le parti, al patto orale, subentra il contratto scritto, vergato e controfirmato. A disposizione del pubblico.
Dietro la dinamica del contratto come terza parte di una relazione si articola tutta la costruzione del potere a difesa dei deboli e ad uso dei forti. Il contratto certifica una pre-potenza, un rapporto basato su potenze a priori e non su post-potenze che dimostrano la loro forza di volta in volta, in un rapporto continuo di verifica ed azione tra le parti in gioco. Un autorità a-priori, non un autorità a posteriori.
Nelle relazioni semplici, da individuo a individuo, chi scende alle condizioni del contratto è una persona senza spinta. È una persona che dà o cerca sicurezza basandosi su terze parti. Le terze parti possono essere un segno, una carta, un testimone. Un intermediario.
La fiducia che esiste tra due parti diventa fede per interposta persona – un contratto fondato sul “verbo fermato in un tavolo”, o sulle Tavole, da un testimone – nel momento in cui interviene la terza parte. La mediazione tra due – nelle situazioni di conflitto – è sostituita dalla intermediazione tra tre. Capita in tutti gli ambiti. Esemplare è quello religioso, dove, di fronte all’abisso e alla mancata risposta immediata al destino di una delle due parti – sia la seconda un altro individuo che certifichi l’immediatezza dell’esistenza del primo, sia la sua propria coscienza – si ricorre alla terza parte per antonomasia, a qualcosa di superiore e inconoscibile alle due parti e che da quel momento diventa legge e contratto divino: la fiducia sull’altro transita verso la fede sull’Altro. La nascita dell’ipostasia. La fiducia si alza al rango di delega “assoluta”, senza limiti. Una fede. Spesso gestita tramite un’intermediario: il gestore pratico della terza parte. L’occhio che vede, decide e accompagna la vita di tutti.
Il dramma della terza parte accompagna l’umano e la sua fragilità in tutti suoi ambiti ed è riassumibile nella frase presa dall’introduzione: «Non tanto la morte spaventa l’essere umano, l’individuo, ma il fatto che la realtà possa continuare senza di lui. Lo sciogliersi dell’io nella continuità delle cose». Questo sciogliersi avviene in massimo grado con l’intervento di una terza parte, un terzo, un testimone che certifichi la continuità delle cose oltre la sparizione di una delle parti (una, da sola, potrebbe sbagliarsi), come spiegato nella prima formulazione del Realismo Costituito e del cosiddetto Paradosso della Devastazione. Non è qui la sede per discuterne, tanta è la sua forza e drammaticità.
Nelle relazioni complesse, la spinta citata sopra perde sempre più forza e capacità di azione. Il contratto diventa necessario, come nel caso dello Stato di diritto e della complessità che la collettività sociale porta con sé. Ciò non toglie che si possa strappare il contratto quando esso non è più valido. O a ritirarsi a modalità di vita meno complesse e più immediate. Senza intermediatori.
Alberto Peruffo | Montecchio Maggiore | VI
PRIMA PUBBLICAZIONE 24 MARZO 2015
modifiche // 10 luglio 2015
9 dicembre 2015
26 novembre 2016
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