Non esiste la, le, identità. Esiste la tradizione, il carattere.
Neppure una persona è identica a se stessa nel corso di un’intera vita.
Non esistono i popoli, esistono i gruppi, le appartenenze, le costituzioni. Dietro a questi concetti di molteplicità/pluralità “in qualche modo tra uguali”, si nasconde e si applica il concetto di identità. Ma l’identità di per sé non esiste.
L’identità è un concetto molto pericoloso su cui si costruiscono falsi poteri. Dove per falso si intende fittizio, funzionale a qualche scopo. È un concetto infatti utile alla concentrazione di potere, positivo o negativo che sia. Un potere autentico (etimologicamente autarchico, fondato sul proprio percorso), concreto, non sottomesso alla rigidità del possedere, si basa tuttavia sulla capacità che ha il proprio carattere, la propria tradizione, di edificare un percorso coerente di fronte alle continue alterità a cui si va incontro, giorno dopo giorno.
Siamo in continua autopoiesi.
L’unica “autentica” (autoriale) proprietà e possedimento siamo noi stessi, in continuo divenire. Siamo infatti identità che perdono pezzi, cellule, ogni giorno, costretti a rinnovarsi costantemente. La coerenza (fisica, corporea, etica, morale), una specie di permanenza del carattere, segna la traiettoria di questo rinnovarsi ed è l’unico concetto che vale la pena di prendere in considerazione come autorevole sostituto dell’identità.
La coerenza è fonte di autorità. Di un’autorità che sa riconoscere e relazionarsi con le altre autorialità.
Alberto Peruffo | Montecchio Maggiore | VI
PRIMA PUBBLICAZIONE 12 GENNAIO 2015
modifiche // 5 febbraio 2015
19 novembre 2020
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